Il giurato è tornato da poco televisione per la diciottesima edizione dello show condotto da Milly Carlucci. Il suo racconto è da brivido
Tra i volti di Ballando con le stelle uno dei più amati è sicuramente quello di Guillermo Mariotto. Classe 1966, lo stilista venezuelano nato a Caracas è entrato nei cuori del pubblico sin dalla prima apparizione al debutto del programma in palinsesto – era il lontano 2005. Sono quasi vent’anni che siede dietro il bancone dei giurati, i telespettatori sono ormai affezionatissimi.
Non tutti sanno però che da giovanissimo ha rischiato addirittura di morire per colpa di una malattia che lo ha colpito. “La diagnosi di leucemia era sempre dietro l’angolo; potevo essere salvo, come no. Fu mia nonna a raccomandarmi per la mia salvezza ed è per questo che sono diventato molto religioso”, aveva raccontato in studio durante un’intervista concessa a Oggi è un altro giorno ospitato dalla padrona di casa Serena Bortone.
“Ho rischiato la vita, sfiorai la leucemia”, il racconto da brivido di Guillermo Mariotto
Figura fondamentale dell’infanzia dello stilista Guillermo Mariotto è stata senza dubbio la nonna Eleonora, che ha pregato tanto per lui quando i medici gli diagnosticarono una condizione molto grave. Non le fece mai mancare il suo supporto, anche con gesti concreti: “Grazie ai suoi ‘beveroni vitaminici’ saltavo come un grillo. Un succo con arance, carote e barbabietole. Lo bevo ancora tutti i giorni”, ha riferito al settimanale DiPiùTV.
Il giurato di Ballando con le stelle, infatti, in tenera età ha rischiato di perdere la vita per una malformazione congenita: “Alla nascita avevo la milza più grande del resto degli organi e questo mi ha portato a rischiare di morire. La milza produce globuli bianchi e, se la mia grande milza ne avesse immessi troppi nel sangue, mi sarebbe potuta venire la leucemia. Sarebbe stato letale”.
L’intervento dei medici fu tempestivo, la famiglia però lo tenne all’oscuro fino a quando non compì undici anni, così da non traumatizzarlo: “Restai ricoverato un mese, mi facevano un’iniezione di penicillina al giorno. Dopo gli 11 anni quando ero fuori pericolo e la milza si era armonizzata agli altri organi, a quel punto stavo bene e me lo dissero”.