Per l’investitore in titoli di Stato il picco dei rendimenti dello scorso autunno è, almeno per adesso, un ricordo. Ultimamente i corsi dei bond hanno ripreso forza e vigore sul mercato secondario, invertendo una discesa che durava ormai da molti mesi. Morale, oggi per spuntare ricchi ritorni come quelli di 2-3 mesi fa occorre alzare il livello del rischio.
Per riuscire nell’intento si potrebbe optare o sul decidere di allungare la durata o di spostare il capitale su prodotti di emittenti considerati più rischiosi. A quest’ultimo riguardo, ecco un bond buono per guadagnare il 4,62% per i prossimi 4 anni e non si tratta del BTP Valore 2028.
Il titolo di Stato qui considerato è un bond emesso dalla Romania a maggio 2016 e ha codice ISIN XS1420357318. Sempre in tema di date, quella di inizio negoziazione e quella di scadenza (e rimborso finale del prestito obbligazionario) sono, nell’ordine, il 28/02/2019 e il 26/05/2028. Sempre nel 2028, ma il 10 ottobre, scade il BTP Valore quinquennale emesso a ottobre 2023 e che giorni fa ha già pagato la 1° cedola.
La durata residua del bond rumeno è, quindi, di 4,35 anni circa, per cui è a tutti gli effetti un investimento di medio termine. Il titolo paga una cedola annua del 2,875%, il 2,515% netto, considerato che la ritenuta è del 12,50%, al pari di quella dei sovereign bond italiani. Quanto alla sua periodicità, la cedola è annuale e arriva ogni 26 di maggio, fino al 2028.
Tuttavia, grazie all’attuale quotazione sotto cento (93,40 centesimi è stato il prezzo di chiusura della scorsa ottava) c’è che il rendimento effettivo lordo a scadenza si attesta sul 4,62%. Giusto per avere un termine di raffronto, quello del BTP Valore 2028 è del 3,54% circa (fonte: Borsa Italiana).
Ora dobbiamo capire perché il titolo rumeno renda di più malgrado sia denominato in euro (quindi è privo di rischio di cambio), emesso da uno Stato UE. Cioè perché rende di più rispetto ad altri bond sovrani di pari durata? La ragione l’avevamo già anticipata in apertura: il maggior rischio, in questo caso quello emittente.
Il Paese fa parte dall’UE dal 2007, sebbene la valuta nazionale non sia l’euro. Ancora, il nostro bond è denominato in euro, per cui non esistono rischi di natura valutari. Ma c’è che l’economia del Paese è poco competitiva, con un saldo strutturale delle importazioni maggiori delle esportazioni, a danno delle riserve valutarie.
Poi ci sono le ragioni di natura geopolitica, considerata la lunga linea di confine con l’Ucraina. Pertanto il massiccio flusso dei profughi dal vicino Paese in guerra incide sui budget di spesa pubblica, necessari per sostenere i nuovi arrivati.
Morale, è vero che il bond rende “sopra la media” di titoli più o meno similari, ma lo è anche il grado di rischio insito nello strumento. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi.
Le informazioni, i calcoli di probabilità e le previsioni presenti negli articoli hanno carattere esclusivamente informativo e non rappresentanùo in alcuno modo un’indicazione operativa.
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