Si fa presto a dire reddito fisso se prima non si ponderano al meglio tutte le opzioni presenti sul tavolo. Capitale certo solo a scadenza o anche prima? Voglio un prodotto tassato a regime agevolato o a tassazione ordinaria? Ancora, che renda tanto agli inizi, a scadenza o per tutto il periodo di maturazione? E così via con tutti gli altri principali parametri.
Concentriamoci in questa sede sul flusso degli incassi periodici. In particolare, dove investire i soldi a tassi fissi e costanti o fissi e crescenti o decrescenti oppure variabili e capitale garantito a scadenza?
Facciamo una breve, doverosa premessa. In genere su quasi tutte le tipologie di prodotti del reddito fisso si incontrano strutture dei rendimenti variegate. A fare la differenza è molto spesso la volontà dell’emittente, che di volta in volta decide quali debbono essere le condizioni economiche del suo prodotto.
Sul fronte dei prodotti di investimento a tassi di interesse fissi e costanti incontriamo anzitutto i titoli di Stato, i BTP. Molti di essi staccano una cedola lorda semestrale fissa e costante per tutta la durata del bond. A variare è il rendimento, che tiene conto del prezzo del titolo al momento esatto dell’acquisto (e fino a scadenza).
Sul fronte del risparmio postale abbiamo le offerte Supersmart sull’omonimo libretto postale e i buoni fruttiferi di breve-medio durata.
Infine abbiamo molti conti depositi, liberi e vincolati. Qui spesso a variare è il tasso annuo lordo pagato dalla banca, che in genere sale all’aumentare della durata del deposito.
Adesso consideriamo le strutture dei rendimenti che nel gergo finanziario vengono chiamate, rispettivamente, step-down e step-up. Cosa significano?
Nell primo caso l’emittente paga un interesse più alto all’inizio, poi con il passare del tempo lo abbassa progressivamente. In sostanza il tasso più basso sta all’ultimo anno di vita del prodotto. Ad esempio il neo bond Unicredit paga il 6,50% annuo lordo nel primo biennio, poi lo abbassa dell’1,00% la volta in ognuno dei 4 bienni successivi (durata 10 anni).
Succede il contrario nei titoli con struttura step-up. Alcuni esempi? Pensiamo al BTP Valore e al BTP Futura nel campo dei titoli di Stato. Sul risparmio postale, invece, lo sono quasi tutti i buoni di media e lunga durata.
Gli strumenti con rendimenti a tassi variabili presentano in genere, ma non sempre, una doppia struttura. Una base, un pavimento fisso (a volte può essere lo 0,00%), più un’anima variabile a seconda dell’andamento del sottostante di riferimento.
Facciamo due esempi per tutti. Sul fronte sovereign bond, pensiamo al BTP Italia, il titolo di Stato legato all’andamento dell’inflazione nostrana. Sul risparmio postale citiamo il Buono Risparmio Sostenibile. Esso paga un tasso fisso e crescente nei 7 anni di vita, più un eventuale premio finale se il trend dell’indice cui è agganciato è stato positivo.
Quanto alla certezza del capitale, sul reddito fisso l’emittente si impegna a rimborsarlo a scadenza. E prima del termine? Dipende da prodotto a prodotto.
Sui buoni postali, CDP rimborsa il valore nominale (entro i termini di prescrizione). Sui conti deposito, sempre se il deposito è libero, mentre se è vincolato dipende se la banca lo ammette o meno. Sui titoli di Stato, infine, la certezza è data solo a scadenza. Prima di tale data il prezzo lo fa il mercato!
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