Tempo, rischio e rendimento sono i tre aghi della bilancia attorno ai quali ruota il grosso di qualunque scelta di investimento. Spesso la quadratura del tridente comporta il sacrificio di una variabile a beneficio di un’altra ritenuta prioritaria, ma tutto varia da caso a caso e a seconda delle esigenze di turno.
In questa sede ci porremo nei panni di chi detiene grossi capitali liquidi da dover gestire per una manciata di mesi. Malgrado la cosa possa apparire bizzarra o giù di lì, è comunque uno spreco avere cospicue risorse e non sfruttarle. Al riguardo, questo BTP sembra quasi un pronti contro termine buono per far fruttare un grosso capitale a breve termine e a basso rischio. Vediamo di quale bond si tratta.
Che cosa sono i pronti contro termine?
I PCT, i Pronti Contro Termine, detti in gergo anche REPO, sono degli speciali contratti tra un venditore e un acquirente. Nello specifico, chi vende cede a pronti uno o più titoli in cambio di denaro in entrata dall’acquirente. Allo stesso tempo il venditore si impegna al riacquisto del titolo, pagandolo a un prezzo già prestabilito.
Chi vende, dunque, soddisfa la sua esigenza di cash a pronti, mentre chi acquista si assicura un rendimento a breve termine. Pertanto la differenza tra prezzo odierno e quello a termine, rapportata sul primo, rappresenta il tasso del contratto.
Il BTP “sembra quasi un PCT” ma non lo è
Ovviamente il BTP e il PTC sono due cose distinte e separate, giuridicamente e non. Infatti nel titolo abbiamo specificato che “questo BTP sembra quasi”, ma non lo è.
Il bond a cui alludiamo è il BTP con codice ISIN IT0005452989, in scadenza il 15 agosto 2024. Il titolo ha cedola nulla, ossia dello 0,00%, considerato che si tratta di un BTP a 3 anni emesso a metà luglio 2021, quando i rendimenti su tali durate erano negativi.
Rispetto al PCT c’è che oggi il bond lo si acquista dal mercato e non dal Tesoro, che invece lo rimborserà a scadenza al suo valore nominale. L’operazione, quindi, sarebbe a 3 e non a 2 soggetti (come nel caso del PCT), anche nel caso di rivendita anticipata del bond. In quest’ultima fattispecie, infatti, l’acquirente sul mercato in rarissimi casi sarebbe il venditore iniziale, e sarebbe più il frutto del caso che altro. Ad ogni modo, egli comunque acquisterebbe per una sua libera scelta e non per obblighi contrattuali.
Questo BTP sembra quasi un pronti contro termine buono per far fruttare un grosso capitale a breve termine e a basso rischio
Chiarito il tutto, le domande essenziali sono tuttavia altre: quanto rende, quanto costa e, ancora, è sicuro?
Al momento dell’articolo il titolo prezza 98,09 centesimi e con il passare dei giorni il suo corso si porterà lentamente verso il valore finale, 100. Pertanto il rendimento effettivo a scadenza lordo e netto è, nell’ordine, del 3,57% e del 3,09% circa.
Facciamo un esempio concreto. Se oggi il signor Rossi investisse 98.090 € sul bond, tra 0,55 anni residui, cioè tra 7 mesi e mezzo, ne incasserebbe (montante lordo) 100mila € lordi. Il costo più incisivo è sicuramente quello delle ritenute fiscali, poi seguono le spese bancarie.
Quanto alla sicurezza, ogni titolo emesso dal MEF è garantito dallo Stato Italiano. Qualunque conto corrente bancario, invece, è garantito dal FITD fino a 100mila €. Il raffronto sul tema, quindi, propende a favore del sovereign bond.