L’Assegno di Inclusione è appena entrato in funzione. Il 26 gennaio molti richiedenti hanno ottenuto la prima ricarica dopo aver ricevuto il messaggio dall’INPS con il sollecito ad andare a recuperare la nuova card alle Poste.
Infatti il pagamento del nuovo sussidio avviene con le stesse modalità del Reddito di Cittadinanza, ma su una card nuova e non più su quella gialla tanto nota a tutti. Oggi però analizziamo una problematica che potrebbe manifestarsi adesso, dopo che gli interessati hanno preso la prima ricarica. Perché non è da escludere il caso di soldi da dover restituire come accadeva a suo tempo per il Reddito di Cittadinanza. Anzi, come vedremo, con la nuova misura questo rischio sembra essere ancora maggiore.
Ti tolgono l’Assegno di Inclusione e devi dare indietro i soldi presi, nuovi furbetti subito trovati?
I controlli sull’Assegno di Inclusione saranno approfonditi e molto rigidi per evitare che anche per questo sussidio si finisca con la solita catena dei furbetti. Questo almeno è quanto fanno trapelare dal Governo. Tra le politiche anti furbetti però, ecco che arriva una grande novità, che forse non è direttamente correlata all’Assegno di Inclusione ma ad un certificato che è necessario per prendere il sussidio. Naturalmente parliamo dell’ISEE. Sicuramente con il Reddito di Cittadinanza l’ISEE è stato uno degli strumenti più utilizzati da chi ha voluto aggirare alcuni ostacoli per finire con il prendere il sussidio. E così la recente storia è piena di false residenze solitarie, finte separazioni tra coniugi, famiglie improvvisamente divise o improvvisamente aumentate di numero. Il tutto per rientrare in quel “benedetto” Indicatore della Situazione Economica Equivalente che per il Reddito di Cittadinanza ma anche per l’Assegno di Inclusione è pari a 9.360 euro.
Ecco i rischi che corrono i beneficiari dell’Assegno di Inclusione
Oggi con l’Assegno di Inclusione si potrà fare poco. Innanzi tutto, finita l’era degli ISEE singoli, con un solo componente nel nucleo familiare. A prescindere che sia vero o meno questo aspetto, cioè che sia veritiero il fatto che una persona vive da sola, oggi chi ha i genitori viventi, non potrà fare un ISEE singolo. Infatti questo soggetto viene attratto dal nucleo familiare di origine. I CAF ed i Patronati, e probabilmente tutti i professionisti abilitati, hanno già avuto indicazioni sul da farsi. Ecco quindi che difficilmente una struttura che opera nel territorio completerà una richiesta di ISEE senza approfondire il campo relativo alla presenza di genitori viventi o meno.
Ma se questo non accade e se l’ISEE nasce lo stesso mono-componente, i rischi sono in capo al beneficiario del sussidio. Un caso che sicuramente non sarà isolato, anche perché il diretto interessato potrà anche presentare una DSU da solo con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Dal momento che l’ISEE esce fuori da una autocertificazione del richiedente, l’INPS rilascerà l’attestazione singola. Il problema è che se alla fine emerge questo disguido, chi ha percepito il sussidio e non ne aveva diritto, oltre ad eventuali grattacapi di carattere legale dovrà restituire tutte le mensilità di Assegno di Inclusione precedentemente percepite.