Il mattone attira da sempre il piccolo investitore che lo considera, a torto o a ragione, un’asset class di investimento alquanto interessante. Alla solidità dell’elemento fisico si aggiunge, egli pensa, la rassicurante storicità del trend dei prezzi delle case sul lungo termine. I grafici storici depongono a favore di tale conclusione, sia pure al netto delle dovute eccezioni.
Tuttavia, al pari delle altre forme di investimento anche il real estate presenta pro e contro peculiari. Tra i vantaggi c’è la previsione di un flusso di entrate costanti grazie alle pigioni e la speranza di una rivalutazione dei prezzi sul lungo termine. Di contro c’è l’elevato ‘taglio minimo medio’ di ingresso nel deal, che nei fatti rende il mercato inavvicinabile a molte tasche.
L’ingegneria finanziaria nel corso degli anni ha sfornato di continuo nuovi prodotti nell’intento di rendere la finanza un terreno sempre più inclusivo e diversificato.
Nel real estate, per esempio, una svolta profonda è arrivata con l’ingresso delle società di crowdfunding immobiliare. In genere si tratta di piattaforme specializzate nella raccolta di fondi tra la massa (“crowd”) dei piccoli risparmiatori che con modesti capitali possono partecipare a progetti immobiliari. In questo modo si può investire nel mattone anche senza disporre di conti in banca a molti zeri o accendere per forza un mutuo in banca.
Il rapporto con il soggetto costruttore è relativamente più diretto rispetto al caso del fondo di investimento, attivo o passivo che sia. Invece nei casi in cui la piattaforma sia gestita da un soggetto terzo, diverso da chi propone l’investimento, allora si ha un rapporto a tre.
Un altro vantaggio è dato dal fatto che a parità di capitale disponibile, per esempio 5 0 10 mila €, si può partecipare a più iniziative parallele e ripartire il rischio. Con l’investimento classico serve l’intero capitale, spesso di grosse dimensioni molto, precludendo così la possibilità di partecipare a più deal contemporaneamente.
I tempi medi dell’investimento dipendono da caso a altro, ma in genere non vanno oltre una manciata di trimestri. Quanto ai ritorni, essi sono solitamente allettanti e sopra la media di mercato rispetto ad altre asset class, anche perché chi vi investe si assume un certo grado di rischio. Sul mercato non mancano proposte che promettono rendimenti intorno al 10% o anche oltre.
A proposito di rischi, vediamo quali sono quelli tipici di questa tipologia di investimento. Uno dei più importanti riguarda il possibile rischio di default dell’emittente, al pari di quanto potrebbe avvenire con le azioni di una società quotata in Borsa.
Un altro attiene alla non corretta valutazione immobiliare che potrebbe dar vita a una sopravvalutazione del valore del deal, ossia del ritorno, rispetto a quanto poi realmente conseguito.
Infine un altro pericolo investe direttamente il singolo investitore ogniqualvolta bypassa o dimentica di leggere attentamente tutte le condizioni contrattuali dell’investimento preso di mira.
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