A volte passare dalla notte al giorno è solo questione di attimi, ritrovandosi così a gestire scenari radicalmente mutati rispetto a prima. Prendiamo il Mondo degli investimenti sul reddito fisso come le obbligazioni, corporate e sovereign che siano. Dai mesi bui del Covid con i tassi nulli o negativi è bastato attendere poco per ritrovarsi a rendimenti anche over 5%.
Ora, tra le varie emissioni corporate, queste obbligazioni bancarie callable hanno cedole cumulative a tassi fissi anche al 7,00%. Ma come funzionano veramente?
Il ricorso ai termini inglesi è una prassi assodata nel Mondo della finanza e non solo, vedasi “callable” e “cumulative” nel caso dei nostri bond. Che significano?
Il primo termine dice che il titolo è rimborsabile anticipatamente e a discrezione dell’emittente. Spesso di tratta di prestiti di lunga durata, per cui il debitore si riserva la possibilità di restituire i soldi prima del tempo in una delle date (in gergo: “call”) fissate in anticipo. Perché e quando potrebbe verificarsi la call? Semplice: se in futuro il costo del denaro dovrebbe crollare rispetto ai valori attuali, l’emittente avrebbe interesse a chiudere il prestito e ad aprirne un altro a tassi a lui più vantaggiosi.
“Cumulative” sta invece a significare che l’emittente non paga nulla nel mentre. Sì, proprio così! Le cedole maturano per tutto il tempo di vita del prestito, ma vengono pagate o tutte a scadenza o a una delle date di call. Facciamo un esempio: se il richiamo avvenisse al termine del 6° anno si riceverebbero le 6 cedole nel frattempo maturate. In entrambe le circostanze il debitore rimborserà il 100% del valore nominale del debito sottoscritto e le cedole nette (ritenuta: 26%) fino ad allora maturate.
Ora, quali sarebbero i pro dello strumento?
Uno è che i rendimenti offerti sono spesso ben oltre la media di mercato dei bond tradizionali pari durata e pari rating. Ad esempio alcune recenti emissioni di Barclays, Societe Generale, Goldman Sachs hanno cedole annue il 6 e il 7% lordo.
Un altro vantaggio è la possibilità di congelare il capitale su bond a cedola ricca in un periodo in cui, per gli analisti, i rendimenti sono attesi in discesa. Certo, l’eventuale rimborso (troppo) anticipato guasterebbe i piani del risparmiatore lungimirante.
Infine da la possibilità di ricevere un robusto montante a scadenza o nel mentre, ma in questo caso se se ne ignora la data precisa dell’accredito.
E tra i contro? Ne citiamo almeno tre.
Primo, non si incassa nulla fino a scadenza e utile, per esempio, da reinvestire o spendere in base alle proprie scelte.
Secondo, il rendimento effettivo sarà sempre più basso con il passare del tempo (e calcolato con il tasso composto). Un conto è ricevere, per esempio, il 6,50% il 1° anno, un altro discorso è incassare quella stessa cedola tra 8 o 10 o 13 anni.
Infine occhio ai tipici rischi di ogni bond, ossia quello emittente, quello di mercato, quello di liquidità e, in alcuni casi, anche quello valuta.
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