Sappiamo bene quanto sia importante bere acqua ogni giorno e mangiare diversi tipi di alimenti. Sappiamo altrettanto bene che prima o poi le scorie devono abbandonare il nostro corpo. Ciò che forse pochi sanno è come si poteva e ancora adesso si può sfruttare la pipì per vari scopi.
In molte città del Mondo ci si prende cura dei cittadini curando il verde pubblico e anche in altro modo. Parliamo della presenza dei bagni pubblici. In alcuni Paesi sono discreti e puliti, in altri meno. Ormai in Italia se ne trovano pochi e spesso li chiamiamo Vespasiani. La loro presenza, ad esempio, nell’antica Roma c’era già prima dell’insediamento dell’imperatore da cui prendono il nome. I bagni pubblici si legano a lui per un fatto particolare.
L’urina era spesso prelevata per sbiancare i panni e conciare le pelli. Per aumentare le entrate Vespasiano, imperatore romano tra il 69 e il 79 d.C. decise di applicare una tassa sulla pipì prelevata dagli orinatoi. Sembrerebbe che il detto Pecunia non olet, il denaro non puzza, derivi proprio da questo avvenimento.
Se a quei tempi si facevano i propri bisogni a stretto contatto con altri, adesso stiamo molto attenti alla nostra privacy e usiamo sanitari moderni con tubi di scarico funzionanti. Ma come si fanno i bisogni, ad esempio, nella Stazione spaziale orbitante? La nostra Samantha Cristoforetti, oltre a chiarire i dubbi su altri aspetti della vita nello spazio, ci ha illustrato qualche anno fa anche questo. In uno stanzino della ISS ci sarebbe una specie di tubo aspiratore. In cima vi è un imbuto. Questo aggeggio. probabilmente poco comodo. permetterebbe di fare la pipì e di introdurla in un sistema di depurazione. Infatti la Cristoforetti ci ha svelato che l’urina trattata degli astronauti diventa acqua potabile.
Da Vespasiano alla stazione spaziale: tanti utilizzi della pipì, quindi, a cui pochi pensano. Forse ad alcuni è capitato di usufruire di un bagno pubblico. A parte quelli in strada, ce ne sono nei locali. In alcuni si trovano scritte di vario tipo sui muri. Questa pratica è antichissima, ma soprattutto si studiò agli inizi del Novecento. Fu solo nel 1966 che Alan Dundes dell’Università della California coniò il termine latrinalia. Questo nome indica quindi i disegni e le scritte nei gabinetti pubblici.
Infine, Carlo Collodi, famoso autore de Le avventure di Pinocchio, scrisse un lungo racconto, Pipì, lo scimmiottino color di rosa. Qui però lo scrittore si riferisce a come nel linguaggio delle scimmie della storia si indichi proprio il suo colore, pipì, senza riferimenti all’urina.
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