Nel biennio Covid un prodotto del reddito fisso più prescelto dall’investitore è stato il conto deposito (CD). All’epoca i prodotti a garanzia dello Stato (buoni fruttiferi e BTP) rendevano poco a parità di altri parametri. Pertanto, molte scelte di investimento a breve e medio termine ricadevano su questi depositi. Ma oggi quanto rendono a marzo i migliori conti deposito liberi a 12 mesi?
Spesso capita in buona fede di confonderlo con il conto corrente, ma sono due cose distinte e separate. Il c/c è uno strumento di pagamento, il CD è un prodotto di investimento che necessita del c/c come conto di appoggio (in gergo: conto di regolamento). Messi assieme si completano, nel senso che la liquidità in eccesso sul c/c trova remunerazione sul secondo. Entrambi i prodotti hanno un doppio elemento in comune: la matrice bancaria e la garanzia FITD fino a 100mila euro.
Quali macro criteri dovrebbero guidare la scelta di un CD tra i tanti disponibili? Di certo non le spese di gestione, visto che in genere gli emittenti non le prevedono. Quanto alle spese fiscali, la tassazione sugli interessi è per tutti al 26%, idem per l’imposta di bollo del 2×1.000 sulla giacenza al tempo della rendicontazione. Qui una differenza può farla la previsione della banca emittente di pagare il bollo in nome e per conto del cliente. Si tratta di una strategia commerciale adottata per acquisire nuova clientela e/o nuova liquidità.
Abbiamo già detto della garanzia FITD, mentre sul c/c d’appoggio sarebbe meglio se il CD non ne preveda uno specifico ed associato. L’ideale sarebbe quello di avere le mani libere per gestire la liquidità a proprio piacimento.
Infine, altri due aspetti cruciali. Uno rimanda alla natura del vincolo, libero o vincolato, e poi quale sarebbe la durata “ideale” da scegliere? In entrambi i casi si può dire che il rialzo dei rendimenti ha alzato la remunerazione anche sulle durate corte e sui prodotti liberi. Certo, i vincoli di durata più lunga pagano di più in cambio della rinuncia di disporre del capitale per la sua durata. In generale sarebbe meglio scegliere depositi di breve-medio durata, tipo dai 6 ai 36 mesi, per esempio.
Disponibilità del capitale e remunerazione sono quindi due delle variabili chiave su cui decidere. Prendiamo ora i conti liberi e vediamo quanto offrono alcuni dei tanti prodotti oggi presenti sul mercato. Per farlo, abbiamo consultato una piattaforma di comparazione di questi conti e visto quali sarebbero le prime soluzioni proposte.
Sulla a durata a 12 mesi, Trade Republic offre il 4% lordo (liquidazione mensile) sulle somme libere depositate. Non prevede c/c associato e l’imposta di bollo è a carico del cliente. L’emittente però non trattiene tasse e imposta di bollo, per cui il conto va dichiarato nella dichiarazione dei redditi come CD estero. La banca è una SIM tedesca disciplinata dalla Banca Centrale tedesca e da BaFin (l’equivalente tedesco della CONSOB italiana).
Il Cherry Recall dell’omonima banca offre il 3,50% lordo (tasse e bollo a carico del cliente), liquidati su base trimestrale (come il BTP Valore). Nello specifico si tratta di un conto semi-libero poiché le somme richiamate sono disponibili dopo 32 giorni dallo svincolo. Ancora, la funzionalità del CD è riservata ai titolari di c/c online della stessa banca.
Poi seguono altre offerte interessanti di altri intermediari finanziari. Più in generale, prima di aderire a qualsiasi offerta commerciale è sempre bene ponderare tutti i pro e i contro della proposta di turno. I Fogli Informativi dei vari CD considerati sono la bussola prima di riferimento attraverso cui dipanare tutti i dubbi del caso.
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