Un datore di lavoro che ti dà qualche euro di stipendio in più. Oppure uno scatto di anzianità che aumenta il salario. O ancora, un ricorso al lavoro straordinario superiore al solito. Sono tutte cose che a prima vista devono essere considerate positive per un lavoratore. Ed invece, come vedremo, non sempre si tratta di notizie positive.
Il paradosso che si materializza in questi casi è fornito dal meccanismo con cui funzionano le cose in Italia adesso. Con l’avvento dell’Assegno Unico sui figli a carico, anche qualche euro in più di stipendio rischiano di far perdere più soldi di quanti si guadagnano.
Ecco quando uno stipendio più alto anche di pochi euro penalizza una famiglia
Con l’ingresso dell’Assegno Unico sui figli a carico, anche famiglie di lavoratori autonomi, oppure disoccupati, o ancora famiglie beneficiarie di sussidio hanno ottenuto un giusto riconoscimento. In pratica soggetti esclusi dagli Assegni per il Nucleo Familiare hanno visto riconosciuti degli importi di Bonus sui figli a carico. Alla pari dei lavoratori dipendenti, che prima prendevano gli ANF e adesso il già citato Assegno Unico. L’Assegno Unico però è collegato all’ISEE. Non come diritto ma come importo della prestazione. L’Assegno Unico sui figli a carico, infatti, nel 2024 può arrivare (al netto di qualche maggiorazione) a 199,4 euro al mese per ogni figlio al di sotto dei 21 anni di età. Ma solo con un ISEE inferiore a 17.090,61 euro. Man mano che salgono gli importi dell’ISEE, scende quello dell’Assegno Unico. Infatti, per ISEE superiori a 45.574,96 euro, l’Assegno Unico a figlio scende a 57 euro al mese.
Cosa si perde con uno stipendio che sale di poche decine di euro
Come è evidente, anche 10 euro in più di stipendio possono produrre un incremento dell’ISEE che a cascata determina un abbassamento proporzionale dell’Assegno Unico. Ma questo discorso va esteso a tutte le prestazioni che possono essere collegate all’Indicatore della Situazione Reddituale Equivalente. Lo stipendio incide sull’ISEE. E non esistono Bonus e agevolazioni che non siano collegati all’ISEE o al reddito familiare. Il Bonus sociale sulle bollette, per esempio, prevede il tetto ISEE di 9.540 euro (o 20.000 euro per famiglie con almeno 4 figli a carico). Superare questa soglia fa perdere il diritto all’agevolazione. Restando nel perimetro dei figli e quindi delle agevolazioni sui figli, l’ISEE conta anche per la mensa scolastica. Ci sono Comuni che prevedono un pagamento del pasto del figlio, per fasce commisurate all’ISEE. Pochi euro in più di stipendio rischiano di far scattare il pagamento della fascia superiore, erodendo e forse superando il guadagno di stipendio mensile con la sola maggiorazione da pagare per il pasto del piccolo. Quindi, ecco quando uno stipendio più alto più che un vantaggio, diventa una penalizzazione per le famiglie.