La pensione di reversibilità è quel trattamento previdenziale che spetta ai superstiti di un pensionato deceduto. Se il defunto invece era un lavoratore, più o meno con le stesse regole c’è la pensione indiretta, purché il deceduto sia un lavoratore con almeno 5 anni di iscrizione.
La prestazione di reversibilità in genere è appannaggio del coniuge del defunto. A volte viene liquidata pro-quota anche agli ex coniugi in base a particolari parametri ed in base alla durata dei vari matrimoni del defunto. In alcuni casi però spetta anche ad altri parenti. Ed oggi vedremo proprio a quali altri parenti spetta il trattamento.
La pensione di reversibilità in genere spetta al coniuge superstite ed in misura pari al 60% della pensione percepita in vita dal defunto. La prestazione comunque è commisurata ai redditi del superstite. In presenza di figli minorenni, la reversibilità spetta anche a loro. Il coniuge superstite ed un figlio minore hanno diritto all’80% della pensione del defunto. Il coniuge e due o più figli minori hanno diritto al 100% della pensione. Queste proporzioni valgono anche in presenza di figli maggiorenni disabili o studenti a carico del defunto durante la vita di quest’ultimo. Per figli maggiorenni studenti per la reversibilità si considerano quelli tra i 18 ed i 21 anni di età alle prese con Istruzione secondaria di primo o secondo grado. Invece di età tra i 18 ed i 26 anni per studenti universitari. Senza coniuge ad un solo figlio tra quelli prima elencati spetta il 70% di reversibilità, a due figli spetta l’80% ed a tre o più figli spetta il 100% della pensione del defunto.
Se il defunto non ha lasciato coniugi o figli tra i superstiti, la reversibilità può andare pure ad altri familiari quali i genitori, i fratelli, le sorelle o i nipoti. Si parte prima dai genitori, a cui la pensione di reversibilità viene liquidata se permangono alcune condizioni non ostative. Infatti
la pensione ai genitori del pensionato se hanno almeno 65 anni di età e si trovano senza una loro pensione diretta o indiretta ma soprattutto se alla data del decesso, erano a carico del defunto. Se non ci sono genitori, o se i genitori non rispettano le condizioni prima citate, la pensione di reversibilità spetta a fratelli e sorelle. Purché celibi o nubili, a carico del defunto alla data del decesso e inabili al lavoro. La percentuale spettante per ciascun genitore o fratello o sorella è pari al 15% della pensione del defunto. Anche i nipoti hanno diritto alla reversibilità se il defunto non ha altri parenti tra quelli prima citati. Per esempio, il nipote che vive con il nonno, se è a carico di quest’ultimo, se è minorenne, invalido o se studente come per i figli, ha diritto alla reversibilità. In questo caso è la Giurisprudenza che ha equiparato i nipoti a carico dei nonni alla stregua dei figli anche senza un provvedimento ufficiale di affidamento e con le stesse percentuali di ripartizione della pensione.
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