Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e mutamento. Anche se oggi sono poche le possibilità di occupazione, almeno stando alle statistiche, ci sono soggetti che per migliorare la loro condizione, o per qualsiasi altro motivo personale, decidono di cambiare occupazione.
Ma se il cambio di lavoro arriva ad una età avanzata, ci possono essere serie ripercussioni anche sulla pensione. Senza voler essere allarmisti, possiamo dire agli interessati, che non tutte le scelte che si fanno sono ottimali. Lo sai che se cambi il lavoro perdi 5 anni di pensione? Un allarme che naturalmente non riguarda tutti, ma che non può essere nemmeno sottovalutato.
Cambiare il lavoro in tarda età può essere una soluzione per chi magari svolge un lavoro pesante e ne trova uno più leggero e forse più adatto alle condizioni fisiche dell’interessato. Oppure si può cambiare lavoro per prendere uno stipendio maggiore sul finire della carriera. C’è chi lo fa per mettere “più sale nella minestra”, cioè per versare una contribuzione maggiore. Infatti, più stipendio di prende più contributi si versano e accumulano.
Ma ci sono delle misure pensionistiche vantaggiose come limiti di età, che vedono male un cambio di lavoro, se questo non è tra quelli previsti dalla normativa di ogni singola misura. CI sono almeno 3 misure che hanno nella tipologia del lavoro svolto una condizione di possibile vantaggio. Ci sono la Quota 41 per i precoci e l’APE sociale che hanno i lavori gravosi come perimetro di applicazione. E c’è la pensione usuranti che ha proprio in questo genere di attività, la platea dei beneficiari.
Evidente che basta cambiare lavoro, scegliendone uno al di fuori del lavoro gravoso, per rischiare di finire fuori dalla Quota 41 per i precoci o addirittura fuori dall’APE sociale. E si può dire addio alla pensione a 63 anni e 5 mesi di età dell’APE sociale o addirittura a quella senza limiti anagrafici della Quota 41. Nel primo caso è plausibile che l’interessato sia costretto a restare al lavoro altri 4 anni, rimandando la possibile uscita a 63 anni e 5 mesi ad una certa a 67 anni. Per la Quota 41 precoci invece, la nuova attività dovrebbe essere svolta per circa 2 anni, in modo tale da arrivare a 42 anni e 10 mesi utili per le pensioni anticipate ordinarie.
Nello scivolo usurante invece, il cambio di lavoro porta a rimandare la possibile uscita a 61 anni e 7 mesi portandola ai 67 anni prima citati. Va detto comunque che la pensione usuranti può essere presa lo stesso se l’interessato ha svolto una delle attività previste per lo scivolo, per la metà della vita lavorativa (o per 7 anni sugli ultimi 10). Per il lavoro gravoso invece, il requisito di durata di tali attività è più stringente. Infatti, può essere valido il lavoro gravoso svolto in 7 degli ultimi 10 anni o in 6 degli ultimi 7.
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