I contenziosi in Tribunale di cittadini, contribuenti e pensionati nei confronti dell’INPS sono sempre molto diffusi. Una delle materie più diffuse come oggetto di questi ricorsi è senza dubbio il calcolo della pensione. Molte cause contro l’INPS nascono da trattamenti calcolati in maniera errata.
Magari per un mancato utilizzo di una determinata contribuzione all’atto della liquidazione della pensione. Oppure, per erronei calcoli relativi a maggiorazioni e trattamenti integrativi sulle pensioni. Una recente sentenza del Tribunale del Lavoro di Vasto, in Abruzzo, ha creato un precedente che può servire a tanti pensionati che si trovano di fronte ad uno di questi problemi. E nello specifico, la sentenza del Tribunale fa riferimento al mancato utilizzo di una contribuzione versata in altra Gestione alla data di liquidazione della prestazione. Ed il ricorrente ha ottenuto dall’INPS il ricalcolo pensione con arretrati.
Fare ricorso davanti ad un giudice nei confronti dell’INPS è una cosa assai comune. Ed in genere quando l’INPS esce soccombente dalla causa, al pensionato spettano aumenti di pensione ed arretrati. In generale, si possono recuperare fino a 5 anni di arretrati. Perché per ottenere quanto spettante bisogna rispettare i termini previsti di prescrizione e per le domande da presentare. La sentenza di cui parliamo però, ribalta alcune considerazioni ed alcune scadenze, aprendo le porte anche ad altri pensionati. Nel caso di specie un pensionato ha ottenuto il ricalcolo della sua pensione di vecchiaia, liquidata con quella carenza contributiva prima citata, tre anni prima.
Se la normativa sottolinea come un pensionato possa recuperare fino a 5 anni di arretrati relativi a eventuali maggiorazioni e trattamenti integrativi non corrisposti, l’INPS come prassi tende a congelare una pensione senza possibilità di essere ricalcolata decorsi 3 anni dalla prima liquidazione. Norme stringenti ed interpretazioni altrettanto rigide delle normative che spesso negano al pensionato un diritto sacrosanto. Ed il ricorrente della sentenza di Vasto aveva un diritto sacrosanto nel farsi considerare nella pensione anche quella parte di contribuzione stranamente non utilizzata dall’INPS. L’Istituto facendo riferimento al DPR 639 del 1970, blocca il ricalcolo delle prestazioni anche di fronte a marchiani errori in sede di liquidazione, quando decorrono tre anni dalla liquidazione stessa.
In pratica, si impone al pensionato di inserire la contribuzione versata in altre Gestione, o alla data di presentazione della prima domanda di pensione o tramite ricostituzione, entro 3 anni da detta data. Il Tribunale abruzzese invece ha stabilito nel caso del ricorrente (aveva contributi nell’ENPALS, cioè nel Fondo lavoratori sport e spettacolo), che anche dopo tre anni, il diritto del pensionato non viene meno. I tre anni vanno considerati solo per il diritto agli arretrati. Cioè non si possono recuperare quelli precedenti i 3 anni. In pratica, gli ermellini hanno sancito il pieno diritto al ricalcolo della pensione in qualsiasi momento, senza decadenza alcuna. In termini pratici, il diritto alla valorizzazione della contribuzione non considerata nella liquidazione della pensione non decade mai.
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