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Lavoro e Fisco

Meglio la pensione Quota 41 o l’APE sociale per un disoccupato? Ecco i consigli utili

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Per i disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro dopo la solita indennità per disoccupati ci possono essere canali più favorevoli per la pensione.

Perché bisogna aver perso involontariamente il lavoro? Il motivo è semplice perché possono andare in pensione più facilmente i lavoratori che hanno terminato di percepire la NASPI. Detto questo, ci sono soggetti che al termine della NASPI si possono trovare in due diverse situazioni e cioè con i requisiti maturati sia per l’APE sociale che per la Quota 41 per i lavoratori precoci. In questo caso bisogna scegliere la via migliore. Ben consci del fatto che si tratta di due misure che hanno i loro pro e i loro contro. Ma meglio la pensione Quota 41 o l’APE sociale?

I requisiti per le pensioni anticipate con Quota 41 o l’APE sociale

Prima di approfondire il campo dei pro e dei contro di entrambe le misure meglio partire dai requisiti utili al disoccupato per accedere ad entrambe le prestazioni. Il disoccupato può andare in pensione con Quota 41 per i precoci se completa:

  • almeno 41 anni di contributi versati;
  • almeno 35 anni di contribuzione effettiva;
  • 12 mesi o più di contributi versati prima dei 19 anni di età.

Per l’APE sociale invece sempre il disoccupato deve maturare:

  • almeno 63 anni e 5 mesi di età;
  • almeno 30 anni di contributi versati.

Meglio la pensione Quota 41 o l’APE sociale per un disoccupato?

È evidente che il diritto a entrambe le misure spetta soltanto a chi ha già 63 anni e 5 mesi di età ed ha 41 anni di contributi versati. In questo caso se la scelta è verso l’APE sociale l’interessato deve considerare:

  • un trattamento pensionistico non superiore a 1.500 euro lordi al mese;
  • una pensione senza integrazione al trattamento minimo, senza ANF e senza maggiorazione sociale;
  • un trattamento che non prevede la tredicesima mensilità;
  • una pensione che non è reversibile ai superstiti;
  • una pensione che non è indicizzata al tasso di inflazione ogni anno.

Questi sono tutti i limiti che invece con Quota 41 il pensionato non troverebbe. Tra l’altro l’APE sociale prevede il divieto di cumulare ciò che si prende di pensione con un eventuale altro lavoro avviato dopo la liquidazione del trattamento. In pratica con l’APE sociale non si può lavorare dopo la pensione a meno che non si adotti la soluzione del lavoro autonomo occasionale fino al tetto massimo di 5.000 euro per anno solare.

Anche la Quota 41 ha i suoi contro

Evidenti quindi le limitazioni dell’Anticipo Pensionistico sociale a cui andrebbero incontro i lavoratori. Questo però non vuol dire che la Quota 41 per i precoci non sia esente da alcune limitazioni che andrebbero ben considerate. Infatti la misura per i disoccupati ha delle particolarità che allungano di molto la decorrenza del trattamento rispetto a quella che invece si ha con l’APE sociale. Quest’ultima misura infatti decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti, compreso quello relativo all’ultimo rateo di NASPI percepito.

Quindi, un lavoratore prende l’APE dal mese successivo a quello di interruzione della NASPI. Con la Quota 41 per i precoci invece questo non accade. Innanzitutto, perché dalla data di maturazione dei requisiti devono decorrere tre mesi per il meccanismo della finestra di uscita. Inoltre, per i disoccupati la Quota 41 per i precoci prevede tre mesi di vuoto reddituale. Devono decorrere tre mesi dalla data dell’ultima NASPI percepita prima di poter presentare domanda di pensione. In parole povere al termine dell’indennità di disoccupazione, il lavoratore che sceglie Quota 41 va in pensione esattamente sei mesi più tardi rispetto a chi invece sceglie l’APE sociale. Il lavoratore che sceglie quota 41 va in pensione esattamente sei mesi più tardi rispetto a chi invece sceglie l’APE sociale.

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