Ci sono dei modi di dire che sono entrati a far parte del nostro uso comune di parlare. Li usiamo, magari nelle situazioni più corrette, ma senza saperne l’origine. Il che è un peccato, perché conoscerla, ci permette di usarli ancora al meglio e di fare bella figura spiegandola agli altri.
Se uno ha dei figli, probabilmente, è stato scambiato per una sorta di enciclopedia vivente. Quante volte si sono rivolti a noi chiedendoci “papà, mamma, perché si dice così?”. È voi dovete cercare di arrampicarvi sugli specchi e fare buon viso a cattivo gioco per ricavare, sui due piedi, la giusta risposta.
Come avete visto, nella frase precedente abbiamo utilizzato due modi di dire, ovvero arrampicarsi sugli specchi e fare buon viso a cattivo gioco. Espressioni che, ormai, sono entrate a far parte del nostro parlare quotidiano. Difficile che, quando le usate, chi vi sta davanti vi guardi senza capire. Non sono le uniche, ovviamente, come ben sappiamo. Che uno conosca il loro significato è positivo, ma cosa ben diversa è quella di conoscerne l’origine.
Ci sono tanti modi di dire che usiamo ogni giorno ed è importante conoscerne l’origine
Ad esempio, se vostro figlio vi chiedesse “Sai perché si dice “cavarsela per il rotto della cuffia”, voi sapreste cosa rispondere? Probabilmente, la risposta è negativa. Eppure, sapere come sia nato un certo modo di dire, oltre che arricchirci culturalmente, ci fa comprendere meglio il suo significato.
Ne abbiamo visti alcuni, di recente, su SulmonaOggi. Ad esempio, sul perché, se due si baciano, si dice che stanno limonando. Che poi, una volta scoperto l’origine di quel modo di dire, tutto diventa più chiaro. Torniamo al nostro quesito di partenza e sull’espressione “per il rotto della cuffia”.
Sai perché si dice “cavarsela per il rotto della cuffia”? Bisogna risalire al Medioevo
Ebbene, questo modo di dire significa farcela appena in tempo, superare a malapena una situazione difficile, scampare all’ultimo un pericolo. Qual è la sua origine? Bisogna risalire al Medioevo. Come riporta la Treccani, infatti, occorre riallacciarsi alla giostra del Saracino.
Avete presente il cavaliere che, con la lancia, deve lanciarsi con il cavallo cercando di infilare l’anello di un bersaglio girevole, evitando di essere colpito a sua volta e abbattuto? Capitava che il braccio del bersaglio, girandosi, colpisse, infatti, la cuffia (il copricapo) in testa al cavaliere. Se, nonostante il colpo, questo restava sul cavallo, significava che se l’era cavata nonostante la cuffia si fosse rotta. Da qui il “cavarsela per il rotto della cuffia”.