Spesso guardiamo ai popoli antichi con occhio troppo serio. Considerandoli, cioè, solo per le imprese eroiche. Lo stesso Indro Montanelli nella sua Storia di Roma confessava di preferire uno sguardo più comprensivo.
Le grandi imprese sono realizzate da esseri umani che nonostante alcuni vizi possono aspirare alla grandezza. Così diventa esercizio divertente ed utile scoprire le abitudini più quotidiane della loro esistenza. Molti di noi non associano le idee delle bibite saporite al mondo antico. Eppure, anche a loro piaceva assaporare qualcosa di diverso dall’acqua. Ma quale era la Coca Cola degli antichi romani? Il suo nome era posca, ed era una bevanda praticamente universale. Ecco svelata anche una ricetta che ne prevedeva l’uso.
Posca fortem, vinum ebrium facit
Gli ingredienti per realizzare la posca erano: aceto, acqua e sale (o miele), uniti ad ulteriori erbe aromatiche a seconda della disponibilità. Il tutto da cuocere a fuoco lento per 30 minuti. Tutti bevevano la posca: i legionari per rinfrescarsi dalle fatiche dell’arte militare; o i popolani che si accalcavano sulle strade trafficate dei mercati, e che la ordinavano nelle osterie o dai venditori ambulanti. Era diffusissima, apprezzata, e persino raccomandata dai medici.
Dissetava e rendeva saporita anche l’acqua non propriamente pura. L’acido acetico aiutava infatti nella digestione, in particolare riducendo il rischio di dissenterie. Problema quasi quotidiano per chi non poteva accedere sempre a fonti di acqua pura. Persino Ippocrate ne raccomandava il consumo per una pluralità di malanni. Un detto sintetizzava il senso della posca: posca fortem, vinum ebrium facit. Cioè a dire: il vino ti rende ebbro, mentre la posca ti fa forte. La bevanda era già diffusissima tra i greci, specie a livello popolare. La chiamavano oxydes e di norma aggiungevano anche il miele.
Questo potrebbe portare anche ad un’ulteriore conclusione riguardante proprio l’attuale periodo pasquale. Spesso il racconto sulla crocifissione si sofferma sui legionari romani che offrirono una spugna imbevuta d’aceto a Gesù. È molto probabile che questo non fosse un ulteriore affronto. L’aceto in questione, probabilmente, era proprio posca. I legionari avevano semplicemente compassione di uomo che stava soffrendo e che stava per morire.
Quale era la Coca Cola degli antichi romani? Ecco svelata una ricetta che ne prevedeva l’uso
La posca era così utilizzata da diventare parte di pietanze gastronomiche. D’altro canto, abbiamo molte informazioni anche della cucina romana. E tra queste, disponiamo di veri e propri ricettari creati all’epoca, come il De coquinaria di Apicio. Quest’opera risale ad un periodo tardo della storia di Roma antica, quasi alla fine dell’Impero d’Occidente. Cioè a dire a ben 700 anni dopo le vittorie di Roma su Annibale. Una ricetta chiamata “sala cattabia” prevedeva l’utilizzo di molliche di pane in una ciotola con formaggio vaccino, noci, pepe, menta, miele, tuorlo d’uovo, capperi e frattaglie di pollo. Il tutto innaffiato di posca per amalgamare gli ingredienti e inzuppare il pane. Insomma, un parente antico della panzanella ancora amata e consumata nel centro Italia.