Per il 2024 e il 2025 il Governo Meloni ha deciso di reintrodurre la Pace Contributiva. La misura che è stata in vigore per il triennio 2019/2021, fu introdotta dal Decreto numero 4 del 2019.
Era il Decreto con dentro anche il Reddito di Cittadinanza e la Quota 100. Con l’ultima Legge di Bilancio il Governo ha deciso quindi di ridare la possibilità di recuperare fino a 5 anni di contributi, semplicemente comprandoli per i periodi di vuoto tra l’anno del primo versamento e l’anno dell’ultimo. La misura interessa i lavoratori che hanno il primo contributo a qualsiasi titolo versato, successivo al 31 dicembre 1995. Ma come si legge in una recente circolare dell’Agenzia delle Entrate, il versamento del corrispettivo può essere a carico del datore di lavoro. In questo modo la Pace Contributiva diventa un Bonus di 5 anni di contributi in più per andare in pensione, senza spese a carico del lavoratore.
Recuperare cinque anni di contributi utili sia il calcolo della pensione che ha diritto e facoltà di tutti i lavoratori che hanno il primo versamento successivo al 31 dicembre 1995. Con la Pace Contributiva che presto sarà attiva (si attendono le circolari INPS), un lavoratore potrà così completare una carriera contributiva che è carente dal punto di vista dei contributi utili ad una misura pensionistica. Il costo di una operazione di questo genere è elevato, soprattutto se gli anni da riempire sono 5 . Per ogni anno di contributi, per esempio, un lavoratore dipendente deve versare il 33% di aliquota contributiva calcolata sull’imponibile lordo utile ai fini previdenziali degli ultimi 12 mesi di carriera. In pratica ogni 10.000 euro di imponibile lordo un contribuente deve versare 3.300 euro. E poi il tutto va moltiplicato per gli anni da riscattare.
Cifre elevate quindi, a volte insostenibili per il lavoratore. Anche se ci sono i vantaggi fiscali della deducibilità dell’onere sostenuto, ed i vantaggi del pagamento rateale mensile fino a 10 anni (120 rate mensili). Ecco perché il lavoratore interessato alla Pace Contributiva può chiedere alla propria azienda di sostituirsi a lui nel versamento. In questo modo l’onere verrebbe versato dall’azienda. Soluzione valida, soprattutto se questa azienda è interessata a sfoltire il personale ed a ridurre l’organico dei lavoratori più vicini alla pensione. Anche in questo caso, l’onere può essere portato in deduzione dal reddito imponibile dell’azienda e può essere spalmato in 120 rate mensili.
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