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Lavoro e Fisco

In pensione a 63 anni grazie ad un parente disabile anche se non convive con te

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L’APE sociale è una misura che consente di andare in pensione a diversi contribuenti. Servono determinati anni di contributi, una età non inferiore a 63 anni e 5 mesi e una serie di altri requisiti.

Tra i tanti, bisogna che l’interessato appartenga ad una delle 4 categorie a cui la misura si collega. E per ogni categoria bisogna rispettare altri requisiti specifici. E per una di queste categorie, il requisito specifico da completare è meno rigido rispetto a quello che si pensa. Perché andare in pensione a 63 anni grazie a questa misura, può essere più facile del previsto.

In pensione a 63 anni grazie ad un parente disabile anche se non convive con te

L’APE sociale è una misura che permette il pensionamento a quanti raggiungono i 63 anni e 5 mesi di età e possono vantare una contribuzione che in alcuni casi è fissata a 30 anni ed in altri casi a 36 anni. Perché sono 4 le categorie a cui la misura si rivolge. partiamo dai caregivers, dagli invalidi e dai disoccupati, per i quali bastano 30 anni di contributi versati. E finiamo ai lavori gravosi, per cui gli addetti a queste attività devono raggiungere necessariamente 36 anni di versamenti. Come detto, ad ogni categoria ci vogliono altri requisiti da detenere alla data di presentazione della domanda. Per esempio, il lavoro gravoso deve essere stato svolto da 6 degli ultimi 7 anni (oppure da 7 degli ultimi 10 anni). Il disoccupato deve aver terminato la fruizione dell’intera NASPI spettante dopo aver perso involontariamente il lavoro. L’invalido deve essere con percentuale di disabilità pari almeno al 74%. Ed il caregiver deve aver iniziato ad assistere un parente stretto disabile grave da almeno 6 mesi. E da 6 mesi deve convivere con il disabile. Ma proprio questo fattore della convivenza è meno rigido rispetto a quello che si pensa.

Non bisogna vivere per forza nella stessa casa per essere caregiver

Per completare il requisito utile ad essere considerato caregiver, la convivenza sotto lo stesso tetto può non essere per forza di cose necessario. Lo ha confermato anche l’INPS che considera buono, per esempio, il fattore della dimora temporanea. Il DPR n° 223 del 1989 ha istituito l’albo della popolazione temporanea e un soggetto può iscriversi in elenco dimostrando di essere temporaneamente convivente con il disabile. Ma c’è dell’altro. Perché l’INPS prevede che non sia necessario vivere materialmente sotto lo stesso tetto per chi vuole essere riconosciuto caregiver. Basta essere residenti allo stesso numero civico, anche se con un interno diverso. In pratica, vivere nello stesso immobile (un condominio per esempio), anche se in appartamenti differenti, può essere buono per lo status di caregiver e prendere così la pensione a 63 anni.

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