In un mondo sempre più connesso e interattivo come quello dei social network, dove ogni giorno milioni di persone esprimono opinioni su argomenti di varia natura, spesso emergono dubbi riguardanti i limiti della libertà di espressione.
In particolare, si discute molto sui confini tra il diritto di critica e il rischio di incorrere in reati come la diffamazione.
Questo articolo mira a fare chiarezza su un aspetto specifico: è reato dare del bugiardo a qualcuno?
La libertà di espressione è un diritto fondamentale in ogni società democratica, ma quando questa libertà si trasforma in attacco personale, entrano in gioco delle precise normative penali. La diffamazione non si configura solo nel momento in cui si attribuisce falsamente a qualcuno un determinato fatto; può bastare l’attribuzione di una qualità negativa che leda la reputazione personale, morale o professionale dell’individuo per configurare il reato.
La giurisprudenza italiana ha introdotto il concetto di “continenza” per delineare i confini entro cui muoversi per non cadere nella diffamazione. Essere contenuti significa utilizzare una moderazione espressiva nelle proprie valutazioni critiche. È possibile dissentire o criticare l’opinione altrui, purché ciò avvenga con rispetto e senza aggredire direttamente la persona con attributi lesivi come “bugiardo”, “impostore” o altri termini denigratori.
Nell’ambito digitale, le parole hanno una portata potenzialmente illimitata e possono raggiungere migliaia o milioni di persone in breve tempo. Proprio per questo motivo, la legge prevede pene più severe per chi commette atti diffamatori online. Chi scrive post offensivi o commenta in modo denigratorio nei confronti altrui può essere soggetto a querela per diffamazione e rischiare sanzioni che vanno dalla multa alla reclusione.
È importante sottolineare che anche se una persona ritiene fondata la propria accusa nei confronti altrui e ne fornisce dimostrazioni, dare del bugiardo pubblicamente a qualcuno può comunque configurarsi come reato. Questo perché tale accusa incide direttamente sulla percezione pubblica dell’integrità morale o professionale dell’individuo coinvolto.
In casi dove l’accusa possa essere considerata isolata e il danno reputazionale lieve, è possibile richiedere l’archiviazione del procedimento penale invocando la particolare tenuità del fatto. Tuttavia, ciò non esonera dall’obbligo di risarcire eventualmente il danno causato alla persona offesa.
Spesso sono proprio sentimenti come rabbia ed ego a spingere gli individui oltre i limiti della critica costruttiva fino ad arrivare alla diffamazione vera e propria. Mantenere un atteggiamento calmo ed equilibrato nelle discussioni online può aiutare a evitare situazioni spiacevoli che potrebbero avere serie ripercussioni legali.
L’esortazione finale rimanda al celebre consiglio dato da Quincy Jones durante le registrazioni del brano “We Are the World”: lasciare l’ego fuori dalla porta prima di entrare nello studio – un suggerimento prezioso anche quando ci apprestiamo ad interagire sui social network.
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