Il cosiddetto “bonus affitto” rappresenta una delle misure introdotte dal legislatore italiano per sostenere le famiglie nella gestione delle spese abitative.
Questo incentivo fiscale permette di recuperare una parte dell’affitto pagato attraverso la dichiarazione dei redditi, il modello 730.
La sua applicazione, tuttavia, è soggetta al rispetto di specifici criteri legati sia alla natura dell’immobile locato sia ai livelli di reddito del nucleo familiare beneficiario.
Bonus affitto, come funziona?
Per poter accedere al bonus affitto, è fondamentale che l’immobile preso in locazione costituisca l’abitazione principale della famiglia. Ciò significa che l’incentivo non è applicabile alle seconde case o a immobili destinati ad uso diverso da quello residenziale principale. Questa distinzione mira a concentrare il sostegno finanziario sulle esigenze abitative primarie dei cittadini, escludendo gli investimenti immobiliari o le proprietà vacanza.
Un altro aspetto cruciale per la fruizione del bonus affitto riguarda i limiti di reddito imposti dalla normativa. Il legislatore ha previsto due fasce di reddito entro cui si può accedere all’agevolazione fiscale, ciascuna con un importo di bonus differente:
- Per redditi inferiori a 15.493,71 euro: In questa fascia, il bonus ammonta a 300 euro o poco meno di 500 euro a seconda della tipologia del contratto d’affitto stipulato (canone libero o canone concordato). Questo intervallo mira a sostenere soprattutto i nuclei familiari con minor capacità economica;
- Per redditi inferiori a 30.987,41 euro, ma superiori alla prima soglia: Anche se il reddito supera la prima soglia ma rimane inferiore alla seconda indicata, il bonus affitto viene erogato in misura ridotta: 150 euro o poco meno di 250 euro in base al tipo di contratto d’affitto.
Queste disposizioni evidenziano un intento redistributivo della misura: maggiore è il bisogno economico del nucleo familiare (misurato attraverso il reddito), maggiore sarà l’aiuto fornito dallo Stato attraverso questo incentivo.
La differenza negli importi del bonus tra contratti a canone libero e canone concordato riflette la volontà politica di favorire quest’ultima tipologia contrattuale. I contratti a canone concordato sono infatti frutto di accordi territoriali che prevedono condizioni più vantaggiose per gli inquilini rispetto ai liberi mercati; pertanto, incentivando questa formula si mira indirettamente anche a contenere i livelli generali dei canoni d’affitto nelle aree urbane più pressate dal punto vista abitativo.
In sintesi, il bonus affitto si configura come uno strumento importante nel panorama delle politiche abitative italiane volte al sostegno delle famiglie meno abbienti o comunque quelle che si trovano in una situazione economica intermedia. Attraversando le sue regole specifiche – dalla necessità che l’immobile sia utilizzato come abitazione principale ai limiti reddituali per accedervi – emerge chiaramente l’intento sociale dell’iniziativa: garantire un aiuto concreto nel pagamento degli affitti domestici e contribuire così alla stabilità residenziale dei cittadini italiani.