Vi siete mai chiesti come faccia Google Maps a sapere quando c’è traffico su una strada? La risposta è più vicina di quanto si possa immaginare: sta nei nostri telefoni cellulari.
Grazie alla diffusione capillare degli smartphone e alla loro costante connessione a Internet, Google Maps è in grado di rilevare la velocità di movimento dei dispositivi lungo le strade. Quando l’applicazione nota una velocità ridotta in un’area dove vi è una concentrazione elevata di telefoni, interpreta questi dati come il segnale di una strada trafficata.
Questo meccanismo si basa sulla geolocalizzazione e sul monitoraggio della velocità di spostamento dei dispositivi che hanno attivato la localizzazione.
La raccolta massiva dei dati geolocalizzati solleva questioni importantissime relative alla privacy degli utenti: ogni dispositivo diventa un trasmettitore continuo delle proprie coordinate geografiche che alimentano enormi database utilizzati poi per analisi complesse come quelle descritte precedentemente.
Questa pratica pone sotto i riflettori il delicato equilibrio tra benefici derivanti dall’utilizzo intelligente dei big data e tutela della privacy individuale nell’era digitale.
Un esperimento curioso, seppur non convenzionale, dimostra l’efficacia e la sensibilità di questo sistema: un individuo ha portato con sé una carriola piena di telefoni cellulari accesi e connessi a Google Maps. Muovendosi per le strade, ha causato l’indicazione di traffico intenso su Google Maps nelle aree attraversate, dimostrando così in modo pratico come il sistema interpreti i dati raccolti dai dispositivi mobili.
Per i percorsi più lunghi o per prevedere il livello di traffico in determinati orari, Google Maps si avvale dell’intelligenza artificiale (IA). L’applicazione analizza storici delle velocità medie registrate su specifiche strade a determinati orari del giorno. Ad esempio, se normalmente alle 9 del mattino la velocità media su una certa strada è di 50 km/h ma viene rilevata una velocità media significativamente inferiore dai dati raccolti dai telefoni in movimento (ad esempio 30 km/h), l’algoritmo potrebbe indicare quella via come trafficata.
Questo utilizzo dell’intelligenza artificiale permette non solo di avere informazioni sullo stato attuale delle vie, ma anche di fare previsioni affidabili sul livello probabile del traffico basandosi sui pattern storici e sui cambiamenti real-time forniti dagli utenti stessi attraverso i loro dispositivi mobili.
La tecnologia impiegata da Google Maps non beneficia soltanto chi si sposta in automobile ma offre supporto anche ai pedoni. Infatti, grazie alla funzionalità che sfrutta la realtà aumentata (AR), gli utenti possono ricevere indicazioni visive estremamente precise semplicemente puntando la fotocamera dello smartphone verso gli edifici o le vie circostanti. Dopo aver scansionato gli elementi intorno a sé, l’applicazione fornisce indicazioni sovrapposte all’immagine reale visualizzata sullo schermo del telefono che guidano passo dopo passo fino alla destinazione desiderata.
Questa innovativa modalità d’utilizzo rappresenta un ulteriore passaggio verso un’integrazione sempre più completa tra tecnologia digitale e mondo fisico, rendendo l’orientamento in città sconosciute o complesse molto più intuitivo e meno stressante per chi va a piedi.
Una domanda frequente riguarda la necessità o meno che Google Maps sia aperto e attivo sul dispositivo affinché i dati sulla posizione contribuiscano al monitoraggio del traffico. Sebbene non vengano forniti dettagli specifici nel video trascritto, è notorio che moltissime applicazioni raccolgono dati sulla posizione degli utenti anche quando lavorano in background o sono semplicemente installate sul dispositivo mobile senza essere necessariamente aperte attivamente dall’utente.
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