Nel contesto familiare, molto si discute riguardo i doveri e i diritti che intercorrono tra genitori e figli.
Sebbene l’attenzione sia spesso rivolta ai minori e alle loro necessità, esistono specifiche disposizioni legali che delineano anche i diritti dei genitori nei confronti dei figli maggiorenni.
Queste normative trovano fondamento nel codice civile italiano e riguardano principalmente due ambiti: la contribuzione alle spese domestiche e il diritto agli alimenti.
È essenziale affrontare queste tematiche all’interno del nucleo familiare con dialogo aperto ed equilibrio tra le parti coinvolte per garantire una coesistenza serena ed efficace nel rispetto delle normative vigenti.
Contribuzione alle spese domestiche da parte dei figli maggiorenni
Il codice civile, attraverso l’articolo 315 bis, stabilisce un principio fondamentale: il figlio maggiorenne che convive con i propri genitori è tenuto a contribuire al mantenimento della famiglia. Questa responsabilità non si limita esclusivamente agli apporti economici ma comprende anche contributi di natura fisica e logistica. Per esempio, le attività quotidiane come la gestione della casa, la spesa o l’assistenza a un genitore disabile rientrano in questo tipo di obblighi.
La legge prevede che tale contributo debba essere proporzionato alle capacità economiche del figlio maggiorenne; pertanto, più elevato è il suo reddito, maggiore sarà l’apporto richiesto per le spese sostenute dai genitori. È importante sottolineare che questa disposizione si applica solo ai figli che convivono con i propri genitori.
Oltre alla contribuzione per le spese domestiche da parte dei figli maggiorenni conviventi, il codice civile riconosce ai genitori un ulteriore diritto: quello agli alimenti. Tale diritto si attiva qualora i genitori versino in condizioni economiche particolarmente precarie, al punto da compromettere la loro stessa sopravvivenza.
In questi casi, indipendentemente dalla convivenza o meno con i propri figli, se entrambi i genitori si trovano in difficoltà economica grave, è previsto che i figli debbano intervenire fornendo un sostegno finanziario sotto forma di assegno mensile. L’importo di tale assegno deve essere calcolato in modo da coprire le necessità basilari per la vita quotidiana dei genitori quali vitto e farmaci.
L’onere dell’assegno alimentare viene distribuito tra tutti i fratelli sulla base delle rispettive capacità economiche. Tuttavia, è fondamentale ricordare che questo obbligo scatta solo quando il partner del genitore non è in grado di assicurare autonomamente il necessario sostentamento.
Quando si parla di contributi alla vita familiare da parte dei figli maggiorenni conviventi o del supporto economico nei confronti di genitori in difficoltà finanziaria grave non conviventi, emerge chiaramente l’esigenza di una gestione equilibrata delle risorse all’interno della cellula familiare. La legge cerca quindi di bilanciare le responsabilità individuali con le necessità collettive della famiglia stessa.