Il versamento di contributi volontari è un meccanismo previdenziale che permette agli assicurati di coprire periodi non lavorativi.
Questa opzione è particolarmente utile per chi, avendo perso il lavoro, desidera continuare a versare i contributi previdenziali per non interrompere l’accumulo dei requisiti necessari al raggiungimento della pensione.
Il riscatto della laurea rappresenta uno degli esempi più noti, consentendo di assicurare fino a 6 anni trascorsi come studente universitario.
Chi può beneficiarne?
La possibilità di effettuare versamenti volontari spetta a chi valuta positivamente la convenienza economica dell’operazione, mirando a una migliore rendita pensionistica o al raggiungimento dei requisiti minimi per accedere alla pensione. È indispensabile ricevere l’autorizzazione preventiva dall’Inps o da altri enti previdenziali competenti, che valuteranno le circostanze individuali prima di autorizzare il riscatto o i versamenti.
Nonostante la sua utilità, optare per i contributi volontari non è sempre possibile o conveniente. I costi possono essere elevati e l’autorizzazione dell’Inps è sempre necessaria. Se il periodo da riscattare risulta già coperto da contribuzione obbligatoria (IVS), non sarà possibile effettuare ulteriori versamenti a fini pensionistici. Questo limita la possibilità per alcuni lavoratori, inclusi gli studenti universitari che hanno svolto attività lavorativa durante gli studia, ma anche coloro che hanno perso il lavoro e vorrebbero proseguire con i versamenti.
I periodi che possono essere oggetto di riscatto tramite contributi volontari sono vari: dal lavoro all’estero in stati non convenzionati con l’Italia, ai periodi di formazione professionale e studio; dall’assistenza ai disabili ai congedi parentali fuori dal rapporto di lavoro. La determinazione dell’importo dei contributi richiede un calcolo specifico da parte dell’Inps basato su diversi fattori quali età del richiedente, sesso e retribuzione precedente.
Un aspetto importante da considerare sono gli incentivi fiscali previsti dalla legge: tutti i versamenti effettuati come contributi volontari sono deducibili fiscalmente fino a un massimo annuo stabilito legalmente (5.164 euro). Questo significa che chi decide di procedere con tali versamenti può beneficiarne in terminologia fiscale riducendo l’imponibile Irpef, purché disponga ovviamente di un reddito imponibile adeguato.
Versare i propri contributi quando si è senza lavoro può quindi rappresentare una strategia vantaggiosa sotto diversi aspetti; tuttavia richiede una valutazione attenta delle proprie condizioni economiche e delle prospettive future in terminologia previdenziale. La pianificazione finanziaria gioca un ruolo cruciale nella decisione finale riguardante questa opportunità offerta dal sistema previdenziale italiano.