A gennaio 2025, gli assegni pensionistici in Italia vedranno un nuovo significativo aumento grazie alla rivalutazione.
Questo meccanismo aggiorna gli importi in funzione dell’andamento dell’inflazione e mira a preservare il potere d’acquisto dei pensionati di fronte alle variazioni del costo della vita.
L’aumento delle pensioni rappresenta una questione centrale nel dibattito politico ed economico italiano. Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi determineranno non solo l’entità effettiva degli incrementi, ma anche la direzione generale della politica previdenziale italiana nei confronti dei suoi cittadini anziani.
Il ritorno al calcolo originario
La legge n. 448 del 1998 stabilisce i criteri per la rivalutazione delle pensioni, sebbene nel corso degli anni siano state apportate modifiche che hanno reso il sistema più severo. Il governo Meloni, con le leggi di Bilancio del 2023 e del 2024, ha introdotto una riduzione degli importi per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo. Questa misura dovrebbe cessare alla fine del 2024, lasciando spazio a regole più favorevoli e possibilmente al ritorno al calcolo originale.
Nonostante l’ottimismo per un miglioramento delle condizioni di rivalutazione, permangono dubbi su quale sarà effettivamente la metodologia applicata dal prossimo anno. La decisione dipenderà anche dall’esito dei ricorsi presentati contro i tagli recentemente introdotti e dalla necessità di bilanciare le esigenze fiscali dello Stato con quelle dei cittadini pensionati.
Il meccanismo di rivalutazione prevede che l’aumento delle pensioni sia calcolato in base all’inflazione rilevata dall’Istat. Per gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo si applica una perequazione completa (100%), mentre per importi superiori si utilizzano percentuali decrescenti. Il metodo adottato negli ultimi due anni ha ridotto significativamente queste percentuali.
Secondo le stime presentate nel Documento di economia e finanza per il 2024, l’inflazione prevista è dell’1,6%. Utilizzando il metodo originario di calcolo della rivalutazione, ciò comporterebbe aumenti variabili in funzione dell’importo della pensione: da incrementi modesti per assegni minimi fino a miglioramenti più sostanziali per quelli mediamente alti.
La decisione definitiva sul metodo da adottare avrà un impatto diretto sul benessere economico dei pensionati italiani. Se da una parte vi è la speranza di vedere applicate regole più vantaggiose rispetto agli ultimi anni, dall’altra non si può escludere la possibilità che vengano mantenute o introdotte nuove restrizioni come misura fiscale compensativa.